Il bruciatore viene utilizzato in numerosi ambiti, sia in ambiente domestico sia in campo industriale: variano le dimensioni ma il principio di fuzionamento e lo scopo restano sempre gli stessi. Il bruciatore fa parte di un impianto di combustione, ove si miscelano un combustibile e un comburente, con la finalità di generare una fiamma. È pur vero però che esistono alcuni bruciatori, detti flameless, capaci di bruciare senza produrre alcuna fiamma.
Come classificare un bruciatore
Solitamente in ambiente domestico siamo abituati a utilizzare dei bruciatori a gas, ma questi non sono gli unici presenti sul mercato. Classificare un bruciatore può essere un operazione non semplice: possono essere catalogati in base al tipo di combustibile utilizzato o della struttura. I bruciatori domestici a gas come si può facilmente intuire utilizzano un combustibile gassoso ma è possibile averne anche di solidi – come il carbone – o liquidi – come gasolio, kerosene e nafta. Se invece ci si sofferma sulla struttura avremo due diverse tipologie di bruciatore. Vi sono i bruciatori ad aria aspirata e i bruciatori ad aria soffiata, chiaramente la diversa struttura influenza in parte anche lo stesso principio di funzionamento.
Quelli ad aria aspirata vengono usati principalmente in uso domestico, per caldaie oppure proprio i fornelli: l’aria viene aspirata dal combustibile attraverso un condotto con un piccolo restringimento lì dove viene immesso il combustibile. In questi bruciatori viene utilizzato il cosiddetto effetto Venturi a differenza dei bruciatori ad aria soffiata che immettono in modo forzato l’aria: questo è reso possibile da un ventilatore posizionato all’estremità del bruciatore. Questo secondo modello è molto utilizzato in impianti industriali, in special modo nei forni industriali o nei generatori di vapore.
Come funziona un bruciatore?
Abbiamo visto che la struttura di bruciatori domestici e bruciatori industriali è differente. Questo comporta delle differenze anche in termini di funzionamento, anche se la maggiore differenza la ritroviamo negli standard di sicurezza che i bruciatori industriali devono rispettare. È chiaro che data l’elevata sensibilità e delicatezza degli impianti industriali, venga chiesto ad ogni apparecchiatura di fornire elevate prestazioni. Il funzionamento, in linea generale, è pressoché identico per entrambi i modelli e si articola in due fasi: ciclo di accensione e processo di combustione.
Alcuni elementi essenziali permettono il corretto funzionamento del bruciatore. Una elettrovalvola permette di controllare l’emissione di gas mentre una ventola permette di lavare la camera di combustione evitando l’accumulo di residui di gas all’interno. L’accensione poi avviene grazie al lavoro simultaneo dell’elettrovalvola e di un elettrodo: la valvola viene aperta e l’elettrodo viene alimentato attraverso un trasformatore che produce una tensione di circa sette mila volt per ottenere una scintilla necessaria all’innesco del processo di combustione. Per motivi di sicurezza è presente un sensore in grado di rilevare la presenza della fiamma: se questa è assente il sensore invia un segnale elettrico al fine di bloccare l’emissione del gas.
Sicurezza domestica, quali sensori vengono utilizzati
Si possono facilmente intuire i pericoli di un’emissione di gas in assenza della fiamma. Per questo motivo sono stati nel tempo sviluppati diversi sensori in grado di monitorare la fiamma. I più diffusi sono i fotosensori e quelli a ionizzazione.
I fotosensori sono dei sistemi estremamente funzionali ed efficaci: composti da due elettrodi posizionati all’interno di una struttura di quarzo pieno di gas ionizzabile. Quando questo piccolo bulbo viene raggiunto dalla luce della fiamma, il gas al suo interno si ionizza e diviene in minima parte conduttivo. Attraverso questo gas ionizzato viaggia la a corrente che scorre fra i due elettrodi venendo così individuata dal sistema di monitoraggio che può segnalare il corretto funzionamento del bruciatore e la presenza della fiamma. I fotosensori sono calibrati al file di rilevare esclusivamente alcune lunghezze d’onda nel campo, nel campo dell’ultravioletto, al fine di garantire l’assenza di interazione e disturbo di eventuali luci utilizzate in cucina per l’illuminazione.
Ovviamente questi modelli presentano vantaggi facilmente individuabili: non necessitano di un contatto con la fiamma, non necessitano di manutenzione e rilevano fiamme anche di piccola intensità. Gli svantaggi, però, sono altrettanto numerosi: hanno durata limitata, il gas si esaurisce, e in alcuni casi il gas può diventare autoconduttivo oppure il sistema può essere ingannato dalla presenza di altre fiamme nelle vicinanze. In particolare la durata limitate comporta dei costi di sostituzione piuttosto ingenti.
Per questo motivo spesso si ricorre al più semplice sensore a ionizzazione: in questo caso vengono utilizzati due sensori e la ionizzazione è generata dalla stessa fiamma. I vantaggi sono legati in primis alla robustezza della struttura: non sono presenti elementi fragili come nel caso dei fotosensori e il costo del modello è relativamente basso.
Gli svantaggi però sono legati all’usura del sensore: infatti poiché la fiamma deve colpire gli elettrodi il materiale tende a rovinarsi a causa dell’elevata temperatura. Inoltre la fiamma produce delle ossidazioni che costringono a mantenere sotto manutenzione costante il bruciatore al fine di garantirne un corretto funzionamento. Infine, possono verificarsi problemi di accensione se la fiamma prodotta è di bassa potenza e non investe gli elettrodi: potrebbe scattare il segnale di pericolo e il processo di accensione venir arrestato.
Altri modelli di bruciatori domestici
Il bruciatore iperstechiometrico viene spesso utilizzato su caldaie per il riscaldamento domestico: questi sfruttano una miscela aria gas combinata con ossigeno e producono una caratteristica e particolare fiamma con una forma a V. Questo modello ha numerosi vantaggi soprattutto in termini di prestazioni e di rispetto ambientale: questa tecnologia infatti produce ridotte emissioni inquinanti sia di anidride carbonica sia di ossidi d’azoto, entrambi dannosi per l’ambiente e l’uomo.
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