Per molti un ricatto e tra questi i sindacati che hanno visto cambiare le condizioni dettate in quel settembre 2010 che aveva dato il via al taglio di oltre 1600 dipendenti. In realtà s i trattava di uscite incentivate ma chi non le accettava perdeva non pochi privilegi. Dell’ultima tranche di 800 lavoratori in via di pensionamento, 40 non hanno accettato di sottostare alla fine anticipata del rapporto di lavoro e qui, a detta dei sindacati, Unicredit ha dato il via al taglio di alcuni diritti primari tra cui la perdita di una parte del premio di produttività che solitamente spettava ai lavoratori. A confermarlo è Vincenzo Carfi della Fisac Cgil secondo cui tra i tagli effettuati da Unicredit ci sarebbero stati anche provvedimenti disciplinari oltre a potenziali trasferimenti in altre sedi. Non solo, ma sempre stando alla denuncia dei sindacati, o per meglio dire di uno solo dei sindacati, il Fisac, in ballo ci sarebbero stati, in caso di rifiuto anche il taglio di buoni pasto, polizza sanitaria ed altre agevolazioni. Un’ipotesi che Unicredit ha subito respinto definendo il patto già sottoscritto dai sindacati e accettato dai lavoratori. Una denuncia, quella di Carfi, che ha scatenato, siamo a fine 2012, un putiferio anche tra i sindacati stessi divisi tra una Fisac che accusa le altre sigle (Uilca, Fabi e Sinfub) di aver salvaguardato i diritti di proprio esponenti, escludendoli dalla scure dei licenziamenti collettivi o comunque evitando loro la parte peggiore dell’accordo. Il tutto a danno del resto dei lavoratori. Una polemic ache denota le molte fratture presenti nel panorama sindacale dei lavoratori.
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