Una stima che si aggira intorno alle 15 mila unità, un esercito che invece potrebbe cambiare la sua formazione anche in virtù di decreti governativi e riforme varie, come quella della Fornero che vede 10 mila lavoratori in fase di uscita e ora bloccati con le banche che adesso, come Unicredit, puntano all’insourcing ovvero al taglio delle esternalizzazioni per ottimizzare le risorse interne. Ma con problemi come la raccolta in calo il credit crunch e il pericolo dei conti insoluti o inesigibili, la sola alternativa per gli istituti è la delocalizzazione delle unità e il taglio sui salari: la logica è una sola, non potendo tagliare sui numeri degli impiegati si taglia sui loro costi. Quindi ogni istituto si attrezza per capire come fare i prossimi investimenti e soprattutto come razionalizzare le proprie risorse. Intesa Sanpaolo dovrebbe tagliare otre 250 milioni di euro e con ogni probabilità si taglierà sulle filiali, Monte dei Paschi di Siena, invece, vedrà un taglio di dipendenti unito a quello delle sedi distaccate, con una serie di proteste da parte dei sindacati e il primo sciopero dei dipendenti registrato qualche tempo fa nella lunga storia del travagliato istituto di credito senese. Unicredit, invece, dovrà gestire 1800 lavoratori il cui taglio potrebbe non avvenire. Ma anche le realtà più piccole potrebbero essere coinvolte, anzi solitamente sono loro le prime proprio perchè non hanno strutture troppo solide per ammortizzare il colpo e un esempio arriva dalla Banca di Bari che registra tagli per 250 dipendenti su 2 mila, come anche Banca Etruria con 200 posti da tagliare.
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